La partita di calcio Germania – Olanda, questa sera, non è stata disputata.

Allo stadio è stato lanciato l’allarme per il pericolo di un ordigno esplosivo che non è ancora stato confermato potesse essere tale ma lo stadio è stato evacuato. Siamo nei giorni di fuoco, scossi dal terrore dove non solo in campo, ma anche sulle strade e nella vita di tutti i giorni dov’è la paura a vincere.

La paura di non sapere e di non capire, è proprio quello che spaventa, ciò che non si può minimante controllare. Fino ad arrivare all’esasperazione.

Oggi dei ragazzini hanno fatto scoppiare dei petardi in strada e la tensione accumulata è tanta e tale che ho visto persone uscire di casa, riversarsi in una via per vedere cosa fosse successo. «Hanno sparato? Chi ha sparato?» si chiedevano, stringendosi nelle spalle. Mentre prima sarebbero rimasti in casa, incuranti, battezzando il rumore come una bravata ora il primo pensiero è che sia potuto succedere qualcosa di grave. Senza alcuna spavalderia ma con la paura negli occhi.

Sguardi carichi d’incertezza, di giorno e di notte. «Chi è quello? Perché fa così? Non avrà brutte intenzioni?»

Forse ad Hannover, sia allo stadio che alla stazione, non sarebbe successo niente ma meglio prevenire e fermarsi in tempo (fermarsi in tempo!) per non doversi inginocchiare a piangere altre vittime innocenti.

E’ la politica del terrore, del terrorismo, eseguire violenze destabilizzanti in modo che nessuno, in nessun luogo, possa davvero sentirsi al sicuro. Si vive davvero male così, sempre che vivere sia la parola giusta da utilizzare, massima cautela in tutto e per tutto.

 

 

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