E’ gol oppure no? Il fallo era in area di rigore oppure no? Il giocatore era in fuorigioco oppure no? La risposta a tutte queste domande, che fino ad ora hanno animato la diretta delle partite, hanno permesso la messa in onda di programmi – più o meno attendibili – sugli episodi di ogni partita di calcio, potrebbe arrivare grazie all’approvazione della video-tecnologia in campo, altrimenti detta “moviola” con un termine un po’ più arcaico.
L’IFAB (International Football Association Board), l’organo che ha il potere di modificare le regole del gioco del calcio, per la prima volta si è espressa a favore dell’inserimento della video-tecnologia a supporto degli arbitri che ora potrà estendersi, oltre alla linea di porta, anche su altre zone del terreno di gioco. Ci sono le telecamere che spiano ogni angolo del terreno di gioco e potrebbe utile iniziare a trarne vantaggio, se davvero di vantaggio si possa parlare.
Il caso di Pepe, con la rete convalidata in Chievo-Roma del 6 gennaio, è il primo episodio in cui la tecnologia ha aiutato l’arbitro nel convalidare una rete che, ad occhio nudo e anche con la moviola, si fa fatica a comprendere. Il pallone aveva superato la linea di porta e solo grazie all’occhio elettronico si è potuto stabilirlo con certezza.
A parte il caso del gol-non-gol, spero che venga posto un limite all’utilizzo della moviola e non che ogni squadra possa chiedere l’analisi delle immagini per ogni azione sospetta. Un numero di chiamate limitato, come nel football americano o per l'”occhio di falco” del tennis. Anche se, in questo modo, le polemiche non termineranno mai del tutto, confermando il lavoro dei giornalisti durante la settimana.
Allo stesso modo non finiranno mai le accuse contro questa squadra o quell’altra, colpevoli di condizionare l’operato dell’arbitro dall’alto del proprio blasone. Anche passando ogni azione attraverso la video-tecnologia ci sarebbe sempre qualcosa per cui lamentarsi.
Se da tifoso posso essere favorevole alla video-tecnologia, da ex arbitro di calcio, distante anni luce dal calcio che conta – i soldi più che il resto – resto fermamente contrario all’idea. Prima di tutto perché il ruolo del direttore di gara viene parzialmente esautorato dell’autorità e secondo perché riguarda solo le categorie che “se la possono permettere” e dove gli interessi, come dicevo prima, superano lo sport.
La video-tecnologia interesserà i campionati maggiori ma quelli minori, che non raccolgono cifre da capogiro, continueranno ad essere determinati dal solo colpo d’occhio, dall’esperienza e capacità del direttore di gara designato per la partita, con i soliti rischi e responsabilità che questi debba assumersi per ogni fischio emesso.
Prima della moviola, dovrebbe essere instaurata una diversa mentalità negli individui che calcano il terreno di gioco. Non è tutto in malafede come possa sembrare e non è altrettanto semplice come parlare. Il bello dello sport comprende anche l’errore, addirittura l’errore eclatante, a favore o contro. Le partite sono piene di “se” pronunciati da persone piene di sé.
L’errore, come ha sostenuto l’arbitro Rizzoli, è «figlio dell’effetto sorpresa». Basta una frazione di secondo, una diagonale percorsa sbagliata per qualche grado per trovarsi “impallati” da un giocatore e non avere una chiara visione dell’azione. La video-tecnologia dovrebbe consentire di superare questa barriera ma riguarda solo e soltanto l’arbitro.
Gli errori però, nell’arco dei novanta minuti più recupero, eventuali supplementari e tiri di rigore, sono commessi anche dai giocatori che, nello sviluppo di un’azione, non vedono un compagno smarcato o un suo movimento, non colpiscono come vorrebbero il pallone. Sono errori, ma il loro ruolo li esenta dal controllo elettronico.
Se poi volessimo scendere nell’assurdo e irto campo della malafede, come si legge tra i commenti delle più diffuse testate giornalistiche, si potrebbe aprire una voragine. L’errore dell’arbitro favorisce questa squadra piuttosto che l’altra, penalizza questa piuttosto che l’altra. Sempre e solo l’arbitro che determina l’esito dell’incontro e l’assegnazione dei punti per la classifica. Vogliamo continuare con il vespaio? Allora chi mi dice che un giocatore non sbagli apposta una conclusione, un intervento, una parata per cambiare le sorti della partita?
«Se l’arbitro avesse fischiato quel fallo…», «se l’arbitro avesse fischiato quel rigore…», «se l’arbitro avesse visto che il pallone…» valgono quanto «se l’attaccante avesse tirato in quel modo…», «se il portiere si fosse tuffato prima…», «se il difensore non fosse stato così irruente…». Se si volesse essere sportivi, un’assurda ipotesi sarebbe quella di accettare di fermare il gioco e cambiare l’azione correggendola dagli errori visti con la video-tecnologia.
Dal momento che è un’idea improponibile, che venga lasciata all’arbitro la possibilità di sbagliare perché è un essere umano come gli altri sul terreno di gioco.
E’ questo che ha sempre dato da mangiare ai giornali e alle televisioni, ha sempre fatto parlare i tifosi al bar, il lunedì e, per le persone intelligenti, fa parte del bello dello sport.