Vaccini Covid-19, cosa significa esattamente la percentuale d’efficacia di cui si sente parlare associata ai vari produttori?
Vaccini Covid-19, ne avrai sicuramente sentito parlare da qualche settimana a questa parte, quando sono iniziate le distribuzioni per cercare di frenare la pandemia.
Quando si parla della loro efficacia, vengono però associati ad una percentuale. Per esempio, il vaccino Pfizer-BioNTech è efficace al 95%, quello di Moderna al 94%, Astrazeneca al 76% oppure Johnson & Johnson al 66%.
Prendiamo in esame quello di Pfizer, efficace al 95%. Significa che il restante 5% rischia di contrarre il virus? Cioè, su 100 persone vaccinate, 95 saranno sane e 5 si ammalano?
No, il calcolo da fare non è quello.
Allora cosa significano le percentuali di efficacia?
Purtroppo tra giornali, TV e radio la spiegazione non è mai molto chiara o manca del tutto. Questo però influenza il modo in cui le persone pensano al vantaggio di vaccinarsi con tutte le implicazioni che un rifiuto possa portare.
Sarebbe invece importante far capire alle persone quanto siano realmente efficaci i vaccini Covid-19. Molto più efficaci di quanto si possa pensare.
Detta così infatti è opinione comune pensare che l’efficacia al 95% significa che il 5% delle persone abbia contratto il Covid. Ma non è vero.
La percentuale di persone che, dopo il vaccino, hanno contratto il virus è di 100 volte inferiore a quel 5%: circa lo 0,04%.
Il valore di efficacia significa che le persone vaccinate hanno un rischio inferiore del 95% di contrarre il virus rispetto ai non vaccinati.
Facciamo un esempio un po’ più pratico.
Prendiamo due gruppi di persone, formati da circa lo stesso numero di individui. Ad un gruppo vengono somministrati i vaccini Covid-19 (prendiamo per comodità quello di Pfizer-BioNTech) e all’altro un placebo, ovvero una sostanza senza alcun principio attivo.
Da una parte 8 persone su 17.411 hanno sviluppato sintomi tipici del virus e sono risultati positivi ai tamponi. Dall’altra, nel gruppo placebo, tra i 17.511 individui sono risultati positivi (con sintomi) in 162.
La differenza tra i due gruppi, come si può constatare, è notevole. Tra i vaccinati il rischio di contrarre il virus è pari – come detto – allo 0,046% (derivante da 8/17411*100). Dall’altra parte, tra i non vaccinati, la percentuale è circa dell’1% (162/17511*100=0,925%).
Su numeri piccoli, le percentuali sono entrambe molto basse ma se rapportate a grandi numeri ecco che i risultati cambiano di molto.
Come capire l’efficacia dei vaccini Covid-19
Per capire la loro efficacia possiamo operare in due modi, per termini assoluti e termini relativi.
In termini assoluti basta fare la differenza tra i due rischi. Quindi 0,00925-0,00046=0,00879 che, convertito in percentuale, diventa 0,879%, valore che rappresenta l’ARR (riduzione assoluta del rischio).
Lo stesso valore indica la percentuale di persone che non hanno contratto il virus o sviluppato sintomi dopo il vaccino ma che sarebbero risultate infette senza.
In termini relativi invece bisogna dividere il valore ARR per il rischio esistente all’inizio, come se il vaccino non esistesse. In questo caso la riduzione relativa del rischio (RRR) rappresenta la percentuale di rischio esistente all’inizio, cancellata dalla somministrazione del vaccino Covid-19.
Nel caso del prodotti di Pfizer-BioNTech è del 95% derivante dall’AAR diviso per la percentuale di rischio tra i non vaccinati. Il calcolo è 0,879/0,925=0,950 che, in percentuale, diventa appunto 95%. Il rischio di contrarre e sviluppare il Covid-19 senza vaccinazione si riduce del 95% e arriva allo 0,046%.
Quindi il vaccino Covid-19 di Pfizer-BioNTech ha una riduzione relativa del rischio del 95% ed una riduzione assoluta dello 0,879%.
Un risvolto, non meno importante, riguarda anche la definizione di “casi”. Infatti i vaccini riducono il rischio di contrarre la malattia ma proteggono le persone dai peggiori esiti del virus, ovvero l’ospedalizzazione e il decesso.
Le case produttrici hanno calcolato anche la risposta dei vaccini contro ciò che il Covid provoca, ovvero abbassamento della frequenza cardiaca, crisi respiratorie gravi, necessità di ossigeno supplementare, ricovero in terapia intensiva, insufficienza respiratoria e morte.
Tutti i vaccini sono stati efficaci al 100% nel prevenire i gravi effetti del covid-19, in tempi simili ma diversi. Di tutte le persone vaccinate, non c’è stato alcun ricovero in ospedale o decesso per Covid-19.
Soggetti esclusi dallo studio
E’ però importante sottolineare anche il rovescio della medaglia. Quando si parla di efficacia del vaccino Covid-19 bisogna considerare che le prove riguardano un campione di individui e non su tutta la popolazione mondiale.
Tra le persone oggetto di studio non sono state inserite tutte le fasce d’età o non sono stati considerati tutti i fattori di rischio.
Per esempio non sono stati inseriti individui più giovani di 16 anni. Lo stesso per le malattie croniche che potrebbero ridurre la protezione fornita dal vaccino.
Senza considerare che gli individui campione erano solo i positivi sintomatici mentre gli asintomatici, che possono infettare tanto quanto i sintomatici, erano esclusi.
Questi risultati sono importanti e lasciano ben sperare, anche se i numeri non permettono di capire quale sia la probabilità di contrarre il virus dopo il vaccino né quale potrebbe essere la variazione della sua efficacia includendo tutta la popolazione mondiale.
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