Riforma nei «concorsi pronostici sportivi», un emendamento al vaglio del Senato potrebbe abolire Totocalcio e Totogol.
Totocalcio, Totogol e “9” potrebbero essere definitivamente aboliti dopo un lungo pensionamento.
Sono diversi anni ormai che i giochi a pronostico sportivo come la schedina hanno perso il loro fascino e sono stati soppiantati da altre tipologie di gioco.
Ecco perché un emendamento al vaglio del Senato potrebbe mettere fine ai giochi storici che hanno accompagnato gli italiani per diversi anni.
Come l’espressione «fare 13», sostituita da «fare 6», non al Totocalcio ma al Superenalotto per indicare quel grande colpo di fortuna in cui tutti sperano per risolvere definitivamente i propri problemi economici ed iniziare una nuova vita, esaudendo ogni possibile desiderio o capriccio.
Al posto di questi giochi si pensa ad una nuova versione che limiti i rischi del disturbo da gioco d’azzardo e ne rilanci il fascino ormai perso grazie all’aumento della possibilità di vincita.
Totocalcio, il debutto nel 1946
Il Totocalcio, così come i più maturi lo ricordano, nacque nel 1946 da un’idea del giornalista della Gazzetta dello Sport Massimo Della Pergola.
Allontanato dalla redazione del quotidiano qualche anno prima per via delle sue origine ebraiche, con l’intento di sfuggire alle leggi razziali, Della Pergola si rifugiò in Svizzera e partorì l’idea del gioco.
La Sisal (altro nome con cui era conosciuto il Totocalcio) ebbe subito un grande riscontro in un paese che usciva dalla guerra e cercava un modo per lasciarsi alle spalle anni di paura, terrore e devastazione con il sogno, la speranza, l’illusione.
L’anno d’oro del Totocalcio fu il 1993, quello in cui il montepremi arrivò all’esorbitante cifra di 34.470.967.370 lire (circa 15 milioni di euro). Sempre nel 1993 ma qualche mese prima del record di montepremi, venne registrata la vincita più alta: oltre 5 miliardi di lire (circa 2,7 milioni di euro odierni).
Al bar dello sport
Tra i ricordi cinematografici della commedia italiana, il Totocalcio è legato al film del 1983 con Lino Banfi “Al bar dello sport” in cui il protagonista, Lino, squattrinato immigrato pugliese frequenta il bar che dà il titolo al film.
Grazie a Parola, l’amico che non parla interpretato da Jerry Calà, nella compilazione della schedina Lino assegna il “2” a Juventus-Catania per un’improbabile vittoria della squadra ospite. Proprio il risultato a sorpresa fa schizzare in alto il montepremi, cambiando la vita dell’uno e dell’altro. Che poi subirà una battuta d’arresto per via del gioco d’azzardo di cui era appassionato Parola, tornando poi ai massimi livelli dopo una notte al casinò.
Sarà così la fine del gioco, molto probabilmente. Un gioco che ha perso fascino, interesse a favore di altre tipologie di scommesse. Tanto che i più giovani non sanno nemmeno cosa sia il Totocalcio o a cosa possa riferirsi l’espressione “hai fatto 13”.
La storia ha fatto il resto, lasciando tramontare e svanire nel nulla un pezzo del sogno economico legato allo sport di milioni di italiani.