Per me il sabato sera è sempre stata una delle serate migliori della settimana, sin da piccolo.

Vigilia di un giorno di riposo, sia per la scuola che per il lavoro, possibilità di restare alzato fino a tardi perché tanto, la mattina dopo, si poteva dormire fino a tardi.

Che poi non è mai successo, ma l’idea di poterlo fare era entusiasmante.

Fino a qualche anno fa il sabato sera era il momento dei migliori programmi televisivi, quando ancora la televisione aveva una credibilità, un fascino particolare. Quando ancora era popolata da personaggi di grosso calibro.

Poi, piano piano, tutto è cambiato e la televisione con i suoi programmi è diventata particolarmente triste.

In quest’ottica di tristezza si colloca un post che mi è capitato di leggere su Facebook, in uno dei rari collegamenti che ancora mi concedo per aggiornare la pagina del lavoro.

Il post di una persona che seguivo su twitter prima ancora che i suoi innumerevoli followers la rendessero famosa o, come si usa dire, una twitstar.

La maggior parte dei suoi interventi sono destinati in un’unica direzione e monotematici. Una volta parlava di giungla di pretendenti dallo scarso valore di abbordaggio, ora invece vorrebbe eliminare il sabato sera dal calendario.

Perché? Perché è una noia in tutte le situazioni sentimentali.

Perché, se sei fidanzata lo aspetti a gloria ma poi ti ritrovi a mangiare in una pizzeria frequentata da ragazzini della terza media, a spendere 47 euro e a mangiare una margherita bruciata con una birra svanita.

Se sei fidanzata si presuppone che ci sia un sentimento alla base. Andare in pizzeria, per quanto frequentata da ragazzini, non dovrebbe preoccuparti. Non dovresti essere lì per il “pubblico” ma per stare con il fidanzato. Quindi se ti interessa la location, mi sa non sei nel posto sbagliato, ma sei con la persona sbagliata.

Se invece ti sei appena lasciata ecco che il sabato sera ha il sapore del ricordo. Di lui che ti veniva a prendere, che ti baciava forte, che ti metteva una mano tra le cosce mentre guidava e che ti invitava a dormire, evitando così il problema del giorno dopo.

Tutto quello che ricordi di una storia appena finita è la posizione della mano? Cioè, la tua storia appena finita era solo ed esclusivamente sesso? Probabilmente è un bene che sia finita, ma più per lui che per te.

Il sabato sera, invece, con le amiche, sa di aspettative irrealizzate. Dal lunedì pensi cosa indossare e come truccarti, per poi trovarti a fare il giro dei locali di tendenza e intrecciare rapporti solo con teste di cazzo che la cosa più romantica che sanno dirti è: se non ti metti in ginocchio entro due minuti, mi puoi pure restituire i soldi del cuba libre.

Non credo che sia per tutte così, altrimenti finisci col generalizzare e vale tanto sia “gli uomini sono tutti uguali” che “basta un cuba libre per dare una svolta alla serata” (usando un eufemismo, naturalmente). Fortunatamente ci sono in giro anche delle non “teste di cazzo” che i soldi del cuba libre se li tengono in tasca oppure lo offrono ad un amico, senza un altro scopo. Gli uomini che intendi tu puntano le donne che si vendono per un nulla.

A meno che…

Salvo che tu non abbia il culo di imbatterti in uno bello, simpatico e libero, che ti fa perdere la testa a botta di bistecca e sassicaia, che ti fa venire almeno due volte in quarantacinque minuti e che per toglierti dall’impasse del ” mi chiamerà domani?”, ti sussurra, in un misto tra ansimo e allergia: “appena apri gli occhi, domattina, scrivimi te”.

A meno che il risultato sia sempre di finire a letto con qualcuno però bello, simpatico, libero e – da quello che fai intendere – molto abile. Ma un uomo del genere, leggendo le premesse, non punterebbe certo a te.

Guardi i like e questo squallido post di insoddisfazione sessuale ne raggiunge quasi 2.500. Poi leggi tra i commenti e ti annoiano quelli che non sono ironici. Quelli che non colgono l’ironia. Quelli che rispondono in modo troppo serio.

Dove stava la tua ironia? Vorrei capirlo. Non la leggo, non la vedo. Ironia dovrebbe far ridere o, quantomeno, sorridere. Parlando di qualcosa o, con il prefisso auto-, parlando di sé.

Tu racconti qualcosa che non fa sorridere, non fa ridere, lo fai passare come condizione generale ma riguarda te in primis. Non è ironia, non c’è autoironia.

Questo, come l’altro intervento, sembra il tentativo di farsi portavoce di una condizione femminile che riguarda te e sì, qualche migliaio o milione o miliardo di donne, ma non tutte.

Quelle con i “capricci” ti adoreranno. Quelle senza ti snobberanno. E gli uomini che ti leggono o ti chiederanno di metterti in ginocchio per un cuba libre oppure, tranquilla, non ti si fileranno nemmeno di striscio.

Però, ti prego Twitstar di cui non faccio il nome per rispetto, non ergerti a conoscitrice dell’Universo globale, maschile e femminile.

Se tu non riuscissi a godere dei tuoi sabati sera o non riuscissi a godere nei tuoi sabati sera, racconta che i tuoi sabati sarebbero da cancellare. Solo i tuoi.

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