Durante queste feste appena trascorse, grazie a Kindle Unlimited e soprattutto grazie al prezioso Kindle Paperwhite regalatomi da un Amico, ho avuto modo di leggere un pochino di più.

Prima “Tsunamore” di Sara D’Amario e poi “Altre stelle uruguayane” e, in ultimo, “Pezzi da 90” entrambi di Stefano Marelli.

Il primo mi era piaciuto abbastanza, ma aveva potenzialità inespresse che mi hanno lasciato a bocca asciutta. “Pezzi da 90” invece riguarda sempre il mondo del calcio come il primo, ma percorre una strada parallela che sfiora, accarezza, tocca il pallone, lo fa divenire l’argomento principale ma senza il bisogno d’essere intenditori di calcio per leggerlo.

Luisito Monti, Omar Sivori, Roberto Baggio. Ma anche un arbitro, un poliziotto, un militare che distribuisce caffè. Passando per uno sceicco, Don Diego Maradona e Bora Milutinovic. Questi, e molti altri ancora, sono i personaggi che popolano il libro. Attraverso i loro occhi, le loro parole, a volte le lacrime, più spesso le incazzature, riviviamo la storia della Coppa del mondo di calcio. Dagli incontri con trecento spettatori presenti, alle dirette con centoventi telecamere e due miliardi di persone aggrappate allo schermo. Palloni che sotto la pioggia triplicavano di peso, e sfere perfette costituite da materiali scelti da un computer. Ma con traiettorie da umiliare un Super Tele. Furti, sviste, dittatori. Il Maracazano e i gol di Fontaine. La punizione dal limite per il Brasile calciata da un difensore dello Zaire, evaso dalla barriera scattando come Jesse Owens. Tribune e spogliatoi. Ospedali e aeroplani. Storia e affabulazione si mescolano come vodka e succo d’arancia. Confessioni, dialoghi e ritratti di outsider e fuoriclasse. Per ricordarci come è bello, ogni quattro anni, spararsi i Mondiali di pallone.

“Pezzi da 90” non mi ha fatto impazzire, è un libro leggero che si legge abbastanza velocemente nel senso che è semplice e scorrevole. Diari dei protagonisti diretti ed indiretti con il calcio come tema principale e punti di vista sempre differenti che riescono a coinvolgere nella lettura senza annoiare.

Acquistano particolare spessore i primi brani, le prime pagine, in cui l’atmosfera sembra epica, con romanticismo d’altri tempi che sbiadisce piano piano come il fascino del calcio dei giorni nostri.

Una raccolta interessante che dimostra una grande attenzione ai dettagli, un’imponente ricerca d’archivio che lascia un buon sapore durante la lettura ma sparisce alla fine, lasciando parzialmente sazi.

E’ il secondo libro di Stefano Marelli che ho letto e non saprei definire quale sia migliore ma, come accaduto per il primo, alla conclusione non mi ha lasciato praticamente nulla da ricordare. Questo non significa che sia una brutta lettura solo che manca di spessore nonostante l’idea sia interessante e, anche questa volta, con potenzialità immense ma non sfruttate.

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