Notti insonne per via del caldo e dei tanti pensieri sono state l’occasione per guardare “Perfetti sconosciuti“, film del 2016 di Paolo Genovese.

Una scelta dettata dal fatto che Edoardo Leo e Marco Giallini mi sono piaciuti in tutte le pellicole in cui sono stati protagonisti per cui mi sono affidato alla preferenza per guardare questo film.

Ho fatto bene perché mi è piaciuto molto ma anche male perché il film, pur essendo una commedia, mi ha in qualche modo “terrorizzato“.

La trama di Perfetti sconosciuti

Ognuno di noi ha tre vite: una pubblica, una privata e una segreta.

Un tempo quella segreta era ben protetta nell’archivio nella nostra memoria, oggi nelle nostre sim.

Cosa succederebbe se quella minuscola schedina si mettesse a parlare?

Perfetti sconosciuti è un film dove tutto è il contrario di tutto, dove ognuno può raccontare la sua esperienza, può fissare dei confini tra cose giuste e sbagliate, corrette e scorrette, disdicevoli o no, parlando di vite segrete, di quello che non possiamo o non vogliamo raccontare.

Nel corso di una cena, che riunisce un gruppo di amici, la padrona di casa Eva, ad un certo punto, si dice convinta che tante coppie si lascerebbero se ogni rispettivo partner controllasse il contenuto del cellulare dell’altro.

Parte così una sorta di gioco per cui tutti dovranno mettere il proprio telefono sul tavolo e accettare di leggere sms/chat o ascoltare telefonate pubblicamente.

Quello che all’inizio sembra un passatempo innocente diventerà man mano un gioco al massacro e si scoprirà che non sempre conosciamo le persone così bene come pensiamo.

Regia: Paolo Genovese

Genere: commedia

Durata: 97 minuti

Cast: Kasia Smutniak, Marco Giallini, Valerio Mastandrea, Anna Foglietta, Giuseppe Battiston, Edoardo Leo, Alba Rohrwacher

Anno: 2016

Paese: Italia

Opinione

Una cena, sette amici, un gioco. Sembra promettere bene fino a che non si scopre che il gioco coinvolge la sfera privata, anzi segreta dei partecipanti. Che sono persone di tutti i giorni, che possono essere i propri amici in una serata qualunque.

Metti il telefono sul tavolo e leggi ad alta voce i messaggi e le mail oppure, in caso di chiamate, rispondi con il vivavoce.

Ora, nella vita di tutti i giorni spero che sia raro trovarsi nella situazione in cui le tre coppie ricevano messaggi e chiamate proibite come nel film. Raro ma non impossibile.

E dall’inizio del gioco si parte col massacro. Tutte le persone presenti hanno dei segreti da tenere ben custoditi nel proprio cellulare. Pretendenti, amanti, giochi erotici, tutto quello che può mettere la parola fine ad un rapporto di coppia.

Su questo aspetto poi aprirò una brevissima parentesi.

Tornando al film, “Perfetti sconosciuti” è davvero molto potente nella sua bonaria cattiveria. Non fa sconti se non nel finale di cui non anticipo nulla.

Però tira fuori il peggio delle persone, l’angolo nascosto, quello in cui si spera nessuno possa entrare e su cui poi ci si vuole sempre giustificare dando la colpa all’altra metà della coppia per le mancate attenzioni o al mittente per le sue avances.

Un appiglio per tirarsi fuori dalla colpa in cui si sguazzava beatamente prima di essere scoperti.

Insomma, si tratta di un film che lascia sgomenti. Almeno, a me ha lasciato quella sensazione.

Si tratta effettivamente di perfetti sconosciuti, anche se stanno insieme da tempo. I personaggi sono amici, sono fidanzati, sono marito e moglie eppure si conoscono solo per quello che vogliono far vedere. Il resto non fa parte né della coppia né dell’amicizia.

Il cast nella loro interpretazione è fantastico. I dialoghi sono un po’ elementari (tranne quando Giallini parla con la propria figlia) ma è quello che ci si aspetta da un incontro di amici. Stona un po’ l’eclissi lunare su cui il regista indugia qualche volta di troppo che non ha praticamente alcun rilievo nella storia.

Ho trovato eccezionale l’interpretazione di Edoardo Leo e Marco Giallini che, se già mi piacevano, ora hanno confermato le mie preferenze.

Il finale lascia un attimo interdetti, sembrando scollegato da tutta la storia ma ha il suo perché.

Breve parentesi

Riprendendo il discorso di prima, apro la breve parentesi.

Non so quante siano le coppie in cui le due metà possano permettersi di leggere ad alta voce ogni messaggio ricevuto. Sarà che io sotto quest’aspetto sono un po’ ingenuo ma potrei lasciare il mio telefono nelle mani di chiunque per tutto il tempo che si voglia, risultando solo noioso.

A parte un paio di gruppi su Whatsapp in cui i membri si scambiano immagini “divertenti”, il resto sono solo chiamate o messaggi di amici o di lavoro. Niente di privato, niente di riservato, niente di segreto o piccante.

Ingenuo, sicuramente. Ma anche perché nella mia vita c’è posto per uno ed uno soltanto, di qualsiasi persona, animale o cosa. Credo che permettendo a qualcuno di fare avances, mandare messaggi di un certo tipo la colpa più grande non è del mittente ma del destinatario.

Lasciando aperta la porta è chiara l’intenzione di accettare qualsiasi ingresso. E tra due, la scelta si è già compiuta ricadendo sul secondo, altrimenti non avrebbe trovato spazio.

Poi, come sempre, al momento della scoperta la colpa non è mai la propria: «Sei tu che…», «E’ lui/lei che…» … che fino ad un attimo prima ti faceva venire i brividi ed ora che devi in qualche modo rendere conto hai il sangue gelato.

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