Mentre Carlomagno si ritirava dalla Spagna, Orlando al comando della retroguardia sacrificava la propria vita resistendo ai Saraceni.

Da sette anni Carlomagno, re dei Franchi, conduce la campagna contro i Saraceni invasori della Spagna, lasciando in loro possesso solo la città di Saragozza.

Il re saraceno Marsilio dispera di poter resistere alla pressione dei cristiani e convoca i nobili a consiglio. Blancandrin, il più saggio tra loro, suggerisce di adottare uno stratagemma: «Mio Re, fate sapere a Carlomagno di volervi convertire alla sua fede e se lui si ritirerà dalla Spagna, Voi lo seguirete per essere battezzato il Francia nella sua chiesa di Aix».

Marsilio segue il consiglio e invia il saggio nel campo francese per formulare la proposta.

L’avventura di Orlando

Orlando, nipote di Carlomagno, è scettico sulla proposta e ricorda allo zio come Marsilio abbia già ingannato i Franchi una volta ma Gano, patrigno del paladino, insiste perché la proposta venga accettata senza troppe riserve: «Sire, chiunque vi dica che la proposta non debba essere accettata poco si cura di quale morte moriremo. La guerra è durata abbastanza, Marsilio è sconfitto e se chiede clemenza sarebbe un peccato continuare la lotta».

Il re è d’accordo con Gano e chiede chi si voglia offrire volontario per andare a Saragozza e comunicare, in una missione forse pericolosa, che i Franchi intendono accettare la proposta.

Orlando suggerisce che, vista l’insistenza, sia proprio Gano ad andare a Saragozza ma questi, adirato, lascia cadere a terra il guanto che Carlomagno gli aveva dato da consegnare a Marsilio in segno di pace. Ma alla fine accetta e parte.

Durante il viaggio Gano palesa a Blancandrin la sua invidia per il figliastro e sottolinea come Carlomagno non lascerà la Spagna fino a che sarà sotto l’influenza del nipote. Quando i due giungono da Marsilio è chiaro il complotto dei due per tradire Carlomagno ed eliminare Orlando.

La promessa del re saraceno convincerà Carlomagno a ritirarsi dalla Spagna, lasciando al nipote il comando della retroguardia con esposizione agli attacchi dei Saraceni.

Ricevute le chiavi di Saragozza dal traditore Gano, Carlomagno attraversa i Pirenei diretto verso la Francia, sicuro che Marsilio lo seguirà pacificamente.

Orlando, al comando delle truppe che chiudono la ritirata, viene attaccato di sorpresa da un gran numero di Saraceni all’ingresso della gola di Roncisvalle.

Il paladino non ascolta il consiglio del compagno Oliviero che suggerisce di suonare il corno d’avorio che avrebbe fatto accorrere in suo aiuto Carlomagno e decide di combattere, facendo leva sulla sua spada “Durlindana” che promette di coprire del sangue dei nemici.

Nonostante il coraggio del paladino, i Franchi cadono uno ad uno sotto l’attacco del nemico fino a che – troppo tardi – l’eroe decide che sia il momento di suonare il corno con tanta forza che da lontano Carlomagno ode il richiamo e torna sui propri passi ma senza poter fare nulla per invertire le sorti dello scontro.

Orlando e tutti i soldati della retroguardia giacciono morti sul campo di battaglia.

Una storia capolavoro medievale

Verso la fine dell’XI secolo un poeta francese di nome Turoldo mise per iscritto la storia della tragica fine della retroguardia francese forse trascrivendo una leggenda già nota.

Il suo poema epico di 4000 parole, la Chanson de Roland (“La canzone di Orlando”) è un esempio eccezionale della forma letteraria medievale detta “Chanson de geste” ossia la canzone delle imprese eroiche.

Di questa Chanson sono pervenute diverse versioni, tre in francese e altrettante in altre lingue di cui la più antica e considerata la più bella è quella ritrovata nel 1837 nella biblioteca Bodleiana di Oxford.

Pur essendo un capolavoro letterario, la Chanson de Roland sembra riflettere solo superficialmente i fatti realmente accaduti. Le analogie con la realtà infatti si limitano all’invasione di Carlomagno verso la fine dell’VIII secolo e l’attacco di Roncisvalle.

Carlomagno in Spagna

Dopo essersi estesi dall’Arabia fino allo stretto di Gibilterra, i Saraceni nel 711 avevano invaso la Spagna limitando alla zona dei Pirenei la popolazione cristiana sopraffatta dalla loro presenza.

Avevano anche tentato la salita in Spagna, fermati però da Carlo Martello nel 732.

Vent’anni dopo il figlio di Carlo Martello, Pipino il Breve, era stato eletto re dei Franchi e il nipote, passato alla storia con il nome di Carlomagno, era riuscito a riunire sotto di sé gran parte dell’Europa.

Grande difensore della cristianità, nel 777 Carlomagno vide nella contesa scoppiata tra i due capi saraceni un’occasione per espandere il proprio dominio verso sud e restituire la cristianità nelle terre finite sotto le mani dei saraceni.

Fu proprio in quell’anno che Carlomagno, rispondendo ad una richiesta di aiuto pervenuta dal governatore di Saragozza dopo l’attacco del Califfo di Còrdova, il re dei Franchi invase la Spagna.

Inizialmente la sua invasione ebbe fortuna e conquistò una città dopo l’altra, ma solo fino a Saragozza perché nel frattempo il governatore che aveva chiesto aiuto si era riappacificato con il Califfo e voleva addirittura ricacciare Carlomagno in Francia.

Quello che accadde dopo è molto confuso. Sembra che verso l’estate il re dei Franchi si stesse ritirando verso la Francia quando, a Roncisvalle, la retroguardia cadde in un’imboscata non di Saraceni ma di Baschi, abitanti del luogo che cercavano di ottenere armi e denaro.

Tra i caduti a Roncisvalle c’era un certo Hruoland, indicato come governatore della Marca bretone. Quello scontro è appena menzionato nella storia di Carlomagno scritta da un segretario di corte dopo la morte del sovrano e sarebbe stato dimenticato se non fosse nata la leggenda.

Quando Turoldo compose la Chanson de Roland l’Europa cristiana si stava preparando alle crociate e servivano eroi, cavalieri generosi votati alla corona e alla croce, proprio come venne descritto Orlando, provvisto di forza e coraggio sovrumani.

Anche la Chiesa aveva interesse nel promuovere l’ideale di un cavaliere dotato di virtù cristiane da presentare come esempio per reclutare combattenti da spedire ad affrontare gli infedeli.

Così si spiega come un semplice soldato della fanteria di Carlomagno sia diventato un eroe e martire immortale della fede cristiana.

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