Secondo il co-fondatore del sito di file sharing The Pirate Bay, Mark Zuckerberg è il dittatore della nazione più grande di un mondo non vige la democrazia.
In un’intervista per The Next Web di Amsterdam, il co-fondatore di The Pirate Bay Peter Sunde parla di Mark Zuckerberg come il dittatore della nazione più grande del mondo dove però non vige la democrazia.
«Chi opera nell’informatica ha diverse responsabilità ma non arrivano mai a discutere della democrazia. Facebook è la nazione più grande del mondo con un dittatore, se la si guarda da un certo punto di vista. Zuckerberg è un dittatore, ha il potere senza che nessuno l’abbia eletto (Ricorda qualcuno? ndr) ed è lui che definisce le regole, che piacciano o meno».
Sunde prosegue: «Io non sono presente su Facebook ma sembra che ormai non se possa fare a meno. Restare fuori significa avere, potenzialmente, diversi inconvenienti. Non si ricevono inviti per gli eventi, aggiornamenti dagli amici che quando fanno qualcosa usano Facebook per darne notizia e le persone che non ti trovano sul social network lentamente iniziano a non parlarti più anche nella vita reale. Il virtuale crea complicazioni anche nella vita reale».
Sunde è il co-fondatore di The Pirate Bay, il famoso sito di condivisione file ed è finito in carcere nel 2014 scontando una pena di cinque mesi. Per dare forza al suo concetto, Sunde cita l’esempio di quando il cancelliere tedesco Angela Merkel ha criticato Zuckerberg riguardo i messaggi anti-immigrazione apparsi sul social network: «E’ incredibile che debbano intervenire i leader politici per chiedere a Zuckerberg di cessare ogni interferenza con le culture locali. Come si può arrivare a tanto? Se i politici avessero più potere e attributi potrebbero risolvere i problemi. Se Facebook non rispetta le regole di un paese, quel paese vieta l’accesso a Facebook. I governi censurano moltissime cose, perché non Facebook?»
Il co-fondatore del sito di file sharing ha anche denunciato la politica adottata dal social network per cui gli utenti debbano utilizzare il nome reale per poter accedere. In alcuni paesi può comportare un problema, la gente viene perseguitata ed è difficile organizzare movimenti politici: «Zuckerberg è un tizio bianco, ricco, che vive in una condizione privilegiata e non capisce a fondo le differenze culturali. Obbligare gli utenti ad utilizzare il nome reale non è altro che un modo per guadagnare altri dollari».
Facebook però si è sempre adoperata per garantire la massima privacy a tutti gli utenti, rilasciando nuove politiche lo scorso anno affinché le persone potessero scegliere in modo più semplice quali messaggi dovessero essere pubblici e quali restare privati. Allo stesso modo anche Whatsapp, di proprietà di Facebook, ha recentemente introdotto un sistema di crittografia completa.
A dimostrazione delle proprie idee sulla privacy, Zuckerberg si è dichiarato d’accordo con la posizione di Apple nel braccio di ferro con l’FBI riguardo lo sblocco dell’iPhone appartenuto ad uno degli autori della strage di San Bernardino.