Nel caldo delle notti d’estate finalmente ho trovato il tempo per tornare a leggere, dopo diversi mesi di inattività.
Ho scelto “L’ultima settimana di settembre“, libro di Lorenzo Licalzi che ho acquistato su Amazon in formato Kindle diversi mesi fa ma che non ero mai riuscito ad iniziare.
L’avevo acquistato così, per caso. Un po’ per il titolo che ha catturato l’attenzione e un po’ per la sinossi che aveva stuzzicato la fantasia.
La trama de L’ultima settimana di settembre
Pietro Rinaldi ha ottant’anni e vuole essere lasciato in pace.
Ormai è convinto che la sua vita sia arrivata al capolinea e, mentre mangia penne all’arrabbiata, riflette su quanto i libri siano meglio delle persone.
Se già fatica a sopportare se stesso, figuriamoci gli altri! Non ha proprio intenzione di avere a che fare con l’umanità… fino a quando, un giorno, nel suo mondo irrompe Diego, il nipotino quindicenne.
Lui ha l’entusiasmo degli adolescenti e la forza di chi non si lascia abbattere dagli eventi, neanche da quelli più terribili, e non ha paura di zittire i malumori del nonno.
Da Genova partono in direzione di Roma, a bordo di una Citroën DS Pallas decapottabile su cui sembra di volare.
Sul sedile posteriore c’è Sid, l’enorme incrocio tra un San Bernardo e un Terranova – vera e propria calamità.
Ed è così che un viaggio di sola andata si trasforma in un’avventura on the road, piena di deviazioni e ripensamenti, vecchi amori e nuove gioie.
Perché è proprio quando credi di aver visto tutto che scopri quanto la vita riesca ancora a sorprenderti.
La mia opinione
Pietro Rinaldi, il protagonista del libro, è un ottantenne vedovo, astioso, sgarbato che non vuole solo essere lasciato in pace ma che ha deciso di suicidarsi.
Non è malato ma, senza che lo faccia sapere, soffre. Soffre di solitudine e per questo motivo ha deciso che è giunto il momento di salutare tutti e andare, probabilmente, all’inferno.
Per una serie di drammatici eventi il suo progetto dev’essere rimandato e Pietro viene messo di fronte ad una realtà completamente nuova, ovvero confrontarsi con il nipote quindicenne durante il viaggio, un momento che se si è in due, con la forzatura di condividere uno spazio ristretto per diverso tempo, porta sempre a confrontarsi e a scavare nella propria anima.
Così succede anche a Pietro e Diego. Che si conoscono, ma non abbastanza e si scopriranno a vicenda durante il viaggio.
“L’ultima settimana di settembre” è un libro molto piacevole, la cui lettura è scorrevole e divertente. Pietro, suo malgrado, con tutto l’odio che nutre verso determinate categorie di persone o cose, è divertente. Ironico, pungente.
Non va tanto per il sottile e non ha troppi peli sulla lingua anzi, è spesso diretto anche quando sarebbe conveniente cercare di mediare il proprio punto di vista.
Questo lo fa piacere come piace tutta la storia che si srotola sulla strada e sulle pagine del libro. A parte la tragicità iniziale che forse è il passaggio più difficile da digerire, come lettura intendo, il resto corre che è un piacere.
Tra pensieri, ricordi, emozioni, nostalgie “L’ultima settimana di settembre” tiene davvero incollati fino all’ultima pagina, facendo apparire leggero un argomento che tanto leggero proprio non è.
Di Licalzi non ho letto altro prima d’ora, ma devo dire che mi ha piacevolmente stupito nel suo modo di scrivere e raccontare i particolari, approfondendo ma senza mai annoiare.
Un libro che davvero consiglio per riflettere, emozionarsi e…commuoversi.