Stanotte è l’ultima notte a casa. L’ultima notte nella mia stanza, in quella che è stata la mia stanza, dentro casa da 30 anni e poco più.
Una vita, praticamente, trascorsa qui. Dove sono cresciuto, dove ho studiato. Lavorato. Giocato.
Mi sono divertito, ho sofferto, litigato, gridato, corso, imparato ad usare il motorino, minacciato di andarmene ma non l’ho mai fatto veramente.
Non so se sono diventato grande, qui dentro ma sicuramente più vecchio.
Dove ho vissuto la breve quarantena del Covid, dove prima ancora sono stato costretto a letto in seguito ad un incidente.
Dove ho passato la convalescenza per due interventi al crociato del ginocchio sinistro che mi hanno impedito di potermi divertire come avrei voluto con mio figlio. Giocando a calcio e correndo, come lui. Con meno fiato ma come lui.
Qui sono diventato arbitro di calcio, una bellissima storia d’amore, così mi piaceva definirla, durata circa 15 anni, prima che il mio ginocchio facesse crack e, prima ancora, perdessi un grande amico come Sergio.
Qui Leonardo ha mosso i primi passi. Ha imparato a dire “bau” grazie a Zero e Kyra. Ha imparato ad andare in bicicletta senza rotelle.
Davvero, una vita qui. Tra queste mura. Delle volte strettissime, delle volte fin troppo grandi. Da gestire, curare, sopportare. Tanto da farci precipitare e sprofondare, lentamente, inghiottiti in una nuvola nera di incertezza.
Così, senza nemmeno poter prendere la decisione migliore o, per lo meno, quella più vantaggiosa, a maggio qualcuno ha scelto questa casa per trascorrere il resto (o una parte) della sua vita. E noi… via.
Un bene, sotto un certo punto di vista. Per me, per i miei genitori con un’età troppo avanzata per dover pensare di salire e scendere scale di continuo. Gestire e governare uno spazio eccessivo.
Da domani cala il sipario virtuale che mi separerà da queste scene. Tornerò a calpestare questi pavimenti per ultimare il trasloco, spostare quello che è ancora necessario ma la mia casa non sarà più questa.
Sono contento, per certi versi. Per la nuova avventura che sta per iniziare ma angosciato per altri. Non so bene quale delle due parti prenderà il sopravvento.
Forse, come per la leggenda del lupo bianco e del lupo nero, prenderà il sopravvento la parte che alimenterò di più. Che per ora, nell’insieme, è sicuramente quella negativa.
Perché è vero che i ricordi restano nel cuore e seguono la persona che vissuto certi momenti. Ma come si dice, se i muri potessero parlare, quante ne racconterebbero.
Quindi un po’ di cose sì, restano qui. Anche se ce ne andremo, qualcosa resterà qui. Per sempre.