L’intelligenza artificiale è in grado di creare partner virtuali perfetti ed aiutano le persone che soffrono di solitudine. Ma non è tutto così bello, anzi…
L’intelligenza artificiale, da qualche anno a questa parte, sta estendendo la propria presenza nella vita di tutti i giorni di un po’ tutti.
Che si tratti di assistenti vocali come Alexa, Siri, Google Assistant o bot che rispondono alle chat al posto di operatori reali, l’AI è parte integrante della tecnologia riferita a smartphone, tablet, computer e social network.
Negli ultimi tempi però si sta verificando una nuova tendenza, ovvero la presenza di chatbot sempre più simili agli umani con cui instaurare un rapporto romantico.
Sì, hai letto bene. Ci sono centinaia di siti e applicazioni basate sull’intelligenza artificiale che offrono la possibilità di “costruirsi” il partner perfetto con cui interagire a livello di chiacchiere per arrivare a scopi romantici o altro, con diverse opzioni di personalizzazione.
Dal carattere e la personalità alle caratteristiche fisiche, questi chatbot mostrano un realismo, una capacità di adattamento e interattività impressionanti.
Sanno anche evolversi progressivamente attraverso le conversazioni, imparando a perfezionare il loro carattere per soddisfare le esigenze degli utenti.
Intelligenza artificiale, i chatbot al posto del partner
I moderni chatbot dotati di intelligenza artificiale hanno caratteristiche che si avvicinano, almeno virtualmente, a quelle umane.
Riescono ad accrescere la propensione degli utenti ad interagire e formare legami anche emotivi, arrivando addirittura a far innamorare di sé gli utenti.
Dopo il periodo buio della pandemia del Covid-19 e le conseguenti restrizioni, tantissime persone hanno trovato conforto nell’intelligenza artificiale come alleato con cui trascorrere il tempo.
I chatbot hanno preso il posto di amici, parenti per avere qualcuno con cui chiacchierare e interagire.
Offrono compagnia in qualsiasi momento della giornata, alleviano la solitudine e stimolano emozioni positive con messaggi di incoraggiamento.
Non solo, i chatbot con intelligenza artificiale offrono consigli senza pregiudizi e supportano le conversazioni senza alcun tipo di imbarazzo. Tanto che, appunto, alcune persone hanno trovato in questi partner virtuali dei sostituiti da preferire a quelli reali.
Al punto da instaurare connessioni intime.
Sorprendentemente gli utenti non hanno mostrato particolari differenze di piacere, eccitazione o emozione sapendo di non avere a che fare con un umano ma con un chatbot. Addirittura ci sono stati studi che hanno dimostrato una connessione emotiva più forte con i chatbot creati dall’intelligenza artificiale rispetto agli essere umani.
Perché? Perché c’è meno imbarazzo, perché i chatbot rispondo a tutto, non giudicano, non criticano e creano i presupposti per un rapporto idilliaco.
La ricerca ha dimostrato che gli essere umani sono molto propensi a creare legami emotivi con gli esseri creati dall’AI anche se riconoscono non si tratti di una persona vera.
Per quanto siano tanti i casi in cui gli utenti abbiano tratto benessere e benefici psicologici nel rapporto con i chatbot, non è tutto oro quello che luccica.
Il lato oscuro dell’amore verso l’intelligenza artificiale
I sistemi basati sull’intelligenza artificiale sono programmati per offrire una forma di compagnia costante.
Il che significa avere il partner sempre disponibile con cui avviare conversazioni e interazioni senza conflitto, senza la necessità di scendere a compromessi.
Ma tutta questa meraviglia nasconde delle insidie quando ci si allontana dall’applicazione. Cosa succede quando l’utente è costretto a lasciare la compagnia del chatbot e interagire con gli essere umani?
Non solo nei rapporti romantici, ma anche nei rapporti quotidiani con colleghi, superiori, negozianti con cui ognuno ha a che fare abitualmente.
I chatbot offrono un rifugio, sì, ma possono diventare un vero e proprio ostacolo nello sviluppo dei rapporti sociali.
Quando viene a mancare l’accondiscendenza che i sistemi virtuali offrono, si possono creare delle fratture insanabili nella propria capacità relazionale. Il rischio è che diventi impossibile coltivare relazioni umane genuine, complesse, reciproche.
Ogni rapporto umano implica delle condizioni di accettazione e rifiuto, sfide, conflitti che favoriscono la crescita personale, il rapporto di conoscenza, amicizia ed eventualmente romantico, arrivando alle connessioni più profonde.
Abituati a relazionarsi con un partner virtuale, tutto questo finisce con il perdersi. La naturale disponibilità che l’intelligenza artificiale offre, la sua capacità di adattamento rischiano di portare ad un isolamento sociale e dipendenza emotiva.
Un esempio per sottolineare la drammaticità di questa situazione è dato da uno dei diversi siti che offrono la possibilità di crearsi il partner virtuale.
Lo scorso anno è stata rimossa la possibilità di interagire a livello sessuale con il partner creato dall’AI. Gli utenti che hanno creato un profilo sull’applicazione per avere, tra le tante possibilità, anche questa soluzione, si sono sentiti smarriti, traditi, rifiutati, proprio come se stessero interagendo con una persona reale al termine di un rapporto. Un pericolo enorme che ha portato l’azienda ha ripristinare in fretta l’opzione rimossa per evitare di creare problemi agli utenti.
Attenzione alla privacy
Durante lo scorso anno un’analisi della Mozilla Foundation ha scoperto preoccupanti problemi legati alla privacy degli utenti.
A fronte di abbonamenti comunque costosi, non è chiaro come vengano utilizzati i dati personali che gli utenti inseriscono in fase di registrazione e di interazione con l’AI.
Tutto quello che l’utente inserisce potrebbe essere condiviso o venduto a società esterne e diverse applicazioni impediscono anche la cancellazione totale dei propri dati.
Altro dato preoccupante riguarda i tracciamenti. La maggior parte di queste applicazione monitorano le attività che gli utenti compiono sui loro dispositivi per ricerche di mercato.
Quindi i partner virtuali si comportano un po’ come quei partner ossessivi che controllano l’attività dell’utente e riferiscono ad altri quello che viene fatto, visto, cercato.
Senza chiedere consenso, ovviamente.
Tra il bene e il male
Sebbene non ci siano ancora dati sufficienti per dare un’indicazione della tendenza, per adesso sembra che le interazioni con l’AI riescano ad offrire un’alternativa alle relazioni romantiche e sessuali classiche. I chatbot sanno essere partner ideali per chi, per esempio, dovesse avere grandi difficoltà a stabilire relazioni romantiche reali.
Non si intende solo la timidezza ma, per esempio, parliamo di persone con problemi di mobilità, persone alle prese con delle malattie, persone che hanno difficoltà sessuali, barriere psicologiche.
Vista in quest’ottica, l’intelligenza artificiale potrebbe essere comunque uno strumento positivo ma dovrebbe essere usato, dall’altro lato del monitor, con lo scopo di esplorare la sfera sessuale e sentimentale dell’utente, per aiutare gli individui con gravi difficoltà relazionali.
Insomma, qualunque sia la natura delle interazioni, dovrebbero essere considerati alla stregua di pazienti e non di vittime.
Attenzione però a non giudicare i chatbot come “male assoluto”. La loro funzione ha permesso anche di migliorare alcuni rapporti e legami a distanza, permettendo di migliorare il contatto tra le parti.
Quando i chatbot vengono messi a disposizioni con scopi benefici, aiutano anche nell’educazione sessuale, spiegando tutti concetti sulla riproduzione ed i rischi derivanti da rapporti pericolosi, con infezioni sessualmente trasmissibili.
L’AI è la rivoluzione delle relazioni?
Che piaccia o meno, è innegabile che l’intelligenza artificiale sta rivoluzionando tutto, comprese le relazioni. Aiutano ad alleviare la solitudine, offrono supporto a chi ha bisogno di scambi emotivi, migliorano o stimolano la capacità romantica degli individui e sanno offrire supporto e aiuto a chi lotta con la propria intimità o fatica ad accettare i propri difetti, compromettendo le relazioni umane.
Utili sì, ma non dovrebbero mai diventare capaci di sostituire un partner umano. Gli sguardi, la sfumatura della voce, il contatto della pelle, gli scontri, litigate che finiscono con una riappacificazione tenera e intima, con un abbraccio che trasmette calore, non possono trovare una corrispondenza in un display.