Il circo è quel luogo in cui sei piccolo anche quando diventi grande.
Erano anni anzi, decenni che non mettevo piede in un circo e l’abbiamo fatto ieri per portare i bambini a vedere, per la prima lo spettacolo sotto il grande tendone.
Non ricordavo bene come fosse uno spettacolo circense perché, appunto, ci andai da piccolo dopo aver vinto i biglietti in una trasmissione radiofonica della mia città. Bisognava telefonare e rispondere ad una domanda del “Barone Fifì” per aggiudicarsi il premio.
Era una domenica ed io con altri due amici cresciuti insieme vincemmo l’ingresso per la settimana seguente.
Correvano gli anni 80 e gli spettacoli erano, per certi versi, un po’ diversi da ora. Meno tecnologia, più abilità da parte degli artisti. C’erano anche meno regole, meno controlli e la ricchezza dello spettacolo era data, soprattutto, dalla presenza di tanti animali che impreziosivano le esibizioni.
Fu divertente andare al circo, come può esserlo per un bambino. Stupore, emozione, risate per cose che con il trascorrere degli anni potrebbero perdere un po’ del loro fascino.
Invece è incredibile come, una volta varcato l’ingresso, sotto il tendone la realtà vada sbiadendosi per lasciare posto alla magia.
Le luci, i suoni, i colori prima ancora delle esibizioni vere e proprie catapultano in un mondo parallelo in cui anche gli adulti possono perdersi e abbandonarsi, con gli occhi da bambino, al fascino dello spettacolo circense.
Che è rimasto intatto nel corso degli anni. Cambiano le tecniche, cambia la tecnologia ma chi entra al circo, volente o nolente, resta incantato. Poco importa che abbia quaranta o cinquant’anni e sia lì per sé o per accompagnare figli o nipoti.
Il circo è come l’arcobaleno: a qualsiasi età lo guardi con lo stupore di un fanciullo che segue il suo percorso colorato, viaggiando con la fantasia.
Come quella degli acrobati che si mettono alla prova e sognano di volare. Quella del giocoliere che cerca di addomesticare la velocità. O quella del domatore (meglio, ammaestratore) che non si cura del pericolo a contatto con le belve.
Ecco, a proposito di animali, sono rimasto piacevolmente sorpreso dalla presenza di tanti animali nello spettacolo. Tigri, elefante, cavalli, zebre, cammelli e dromedari, lama, capre, pappagalli… nessuno di questi aveva la benché minima parvenza di essere sofferente.
Certo, è ovvio che la loro malinconia per la mancanza di libertà sarà custodita nel cuore e nello sguardo, però non sembravano né smunti né irritati.
Nemmeno le tigri, le più feroci tra tutti, hanno mai dato segno di stress. Anzi, sembravano particolarmente affezionate al loro ammaestratore. Così come i pappagalli dalle piume variopinte e perfettamente allineate lungo il corpo che, al termine della loro esibizione, si lasciavano baciare dalla loro istruttrice.
Particolare molto significativo che, a mio parere, evidenzia come tra lei e loro ci fosse un rapporto più intenso, che andava oltre lo spettacolo.
Sono amante degli animali ma non animalista e non serve essere accaniti per capire che tutti gli animali, esiliati dal loro habitat naturale, non stiano bene.
Lo capirebbe anche un bambino. Emblematica e virale, a questo proposito, è stata la foto dell’elefante che la scorsa estate è fuggito dalla gabbia per raggiungere il mare.
Una breve fuga dettata dal bisogno di libertà o, senza voler strumentalizzare troppo l’evento, per combattere il caldo.
Tanti animali che ci fanno compagnia in casa e nella quotidianità sognano, allo stesso modo, di uscire dai cancelli o dalle gabbie per riprendersi la libertà. Eppure quelli, magari per egoismo, non fanno pena mentre quelli del circo sì, per un luogo comune o per pubblicità.
Quella circense è un’arte che non deve scomparire, inghiottita dal cemento di cinema e centri commerciali.
E’ libertà di corpo, è libertà di mente, è emozione vivida.
Il presentatore, al termine dello spettacolo, ha invitato il pubblico a far conoscere il circo con la pubblicità, il passaparola, per non rischiare che quest’arte, con una storia centenaria, veda calare l’entusiasmo e la partecipazione.
Lo spettacolo è incantevole per gli adulti e, spettacolo nello spettacolo, è vedere gli occhi rapiti dei bambini presenti, con il cuore che batteva all’unisono con quello degli artisti, accompagnati dal rullo di tamburi a scandire il tempo della magia.
Quella che solo il circo permette di vedere e di vivere.