Il pianoforte è uno strumento bellissimo, quasi magico e i suonatori – i pianisti – sembrano quasi personaggi misteriosi: sono persone che hanno trascorso centinaia di ore facendo pratica con le scale, ripetendo le note più e più volte fino a raggiungere la perfezione.
Per chi ascolta e guarda la grazia con cui un pianista muove le dita sul pianoforte, questi sembra compiere trucchi di magia. Ma il merito del successo non si può certo ricondurre ad un concetto così scontato. E non serve nemmeno parlare di fortuna.
Il cervello di un pianista funziona in modo diverso rispetto a qualsiasi altra persona e a qualsiasi altro musicista proprio a causa del pianoforte. E’ il pianoforte a rendere unici loro e il loro cervello.
Chi suona il pianoforte è più equilibrato
Chiaro. Il pianista ha, come tutti, una parte del cervello più attiva rispetto all’altra. Questa non è una loro caratteristica, riguarda tutti: ognuno ha una preferenza naturale sul modo di tenere la matita su cosa mangiare. La differenza per chi suona il pianoforte è che sa utilizzare entrambe le parti del cervello quando mette le mani sulla tastiera controllando la destra e la sinistra con la stessa naturalezza.
Se una parte del cervello fosse più debole dell’altra non avrebbe saputo suonare. Avrebbe finito per essere un pianista goffo. La capacità di allenare e padroneggiare entrambe le mani significa che il cervello è attivo nello stesso, identico modo e questo porta il pianista a rafforzare la mano più debole, portandola allo stesso livello dell’altra.
Un pianista è multitasking
Un pianista riesce a creare facilmente un legame tra i lobi frontali. Cosa significa?
In sostanza questa parte del cervello controlla le emozioni, i comportamenti sociali quindi riuscire ad avere un facile accesso, rispetto alla maggior parte delle altre persone, significa avere spiccate doti per la risoluzione dei problemi, una buona dose di creatività e la capacità di fare più cose contemporaneamente, oltre a suonare a due mani.
I pianisti riescono ad essere sé stessi ed esprimere la loro autenticità
Secondo uno studio condotto dalla dottoressa Ana Pinho, i pianisti professionisti, quando siedono di fronte ad un pianoforte, sarebbero in grado di disattivare la parte del cervello che offre risposte stereotipate. Questo permette loro di offrire la vera espressione di chi siano e di cosa vogliano dire attraverso la loro musica.
Chi suona un pianoforte utilizza meglio l’energia del cervello
Sembra che una volta imparato a suonare un pianoforte, il cervello necessiti di meno sangue e ossigeno per la pratica e questo consente di liberare energia per altri scopi come il fraseggio o la connessione emotiva alla canzone.
Una conversazione in musica
Quando un pianista improvvisa, le parti del cervello che contengono il centro linguistico si attivano in modo imprevisto. Pur facendo parte delle capacità motorie, quando i pianisti si mettono alla tastiera e ripetono frasi cambiando accordi, in realtà stanno parlando tra di loro utilizzando una lingua che gli altri non sono abituati ad usare tutti i giorni.
Ecco perché chi suona il pianoforte in maniera seria – non improvvisando – è impressionante. E per sviluppare queste caratteristiche non basta provare a suonare cinque minuti al giorno però, farlo anche per poco tempo al giorno, può migliorare la memoria e aiutare a ricordare più cose.