Ignaz Semmelweis, lo scienziato protagonista del Doodle di oggi, scoprì oltre un secolo fa quanto fosse importante lavarsi le mani. Oggi come allora, l’igiene delle mani è fondamentale per combattere la diffusione del Covid-19.

Quando si parla di Ignaz Semmelweis è difficile – se non impossibile – associare il suo nome a qualcosa di storicamente importante.

Eppure la sua scoperta fu fondamentale oltre 150 anni fa così come oggi, con il mondo alle prese con la pandemia del Covid-19.

Chi fu Ignaz Semmelweis?

Nato a Buda (Budapest, Ungheria) nel 1818, Ignaz Semmelweis divenne famoso con il soprannome di “salvatore delle madri“.

Le mie dottrine esistono per liberare i reparti di maternità dal loro orrore, per preservare la moglie per suo marito e la madre per suo figlio.

Considerato il padre della tecnica antisettica, lo scienziato infatti intuì che la febbre puerperale che colpiva alcune madri subito dopo il parto derivava dai batteri presenti sulle mani del personale sanitario.

Il suo studio gettò le basi per l’analisi dei germi e comprendere meglio quali particelle microscopiche fossero la causa delle malattie.

Storicamente, già nella Bibbia la Legge Mosaica metteva in guardia sul trattamento del corpo. Secondo questa legge religiosa, risalente addirittura al 16esimo secolo avanti Cristo, chiunque avesse toccato un cadavere sarebbe diventato impuro per almeno sette giorni.

Durante questo periodo l’interessato avrebbe dovuto sottoporsi ad una procedura di purificazione che includeva lavaggio del corpo e delle vesti. In un periodo di breve isolamento avrebbe dovuto evitare ogni contatto con altre persone.

Esattamente come oggi, esattamente come all’epoca di Semmelweis.

Lo scienziato ungherese si accorse che c’era una stretta correlazione tra le infezioni e la scarsa igiene nel personale ospedaliero quando, intorno al 1840, si trovava all’ospedale di Vienna.

In due reparti quasi identici e con lo stesso numero di ricoverati c’era uno tasso di mortalità molto diverso.

In uno lavoravano medici specializzandi, nell’altro le ostetriche. Se queste cercavano di usare più accortezze, gli specializzandi operavano senza protezioni e con scarsa igiene.

Proprio loro effettuavano dissezioni di cadaveri prima e poi si occupavano dei pazienti vivi. Questo passaggio era un vero e proprio ponte di batteri.

Ignaz Semmelweis e l’importanza di lavarsi le mani

Semmelweis infatti è stato probabilmente il primo studioso ad accorgersi che un’accurata igiene avrebbe potuto prevenire ed evitare pericolose infezioni, quindi anche la buona abitudine di lavarsi le mani spesso e in maniera scrupolosa.

Nel suo studio, l’ungherese capì quanto potesse essere importante utilizzare una soluzione di cloro per disinfettare le mani. Nonostante le critiche e le contestazioni, soprattutto da parte dei ginecologi che non davano importanza alla sua scoperta.

Invece, a dispetto delle critiche, con la sua intuizione il tasso ti mortalità post-parto passò dal 18% al 2%. Una riduzione importante che però non servì a farlo rivalutare.

Nonostante questo, la pratica non venne messa in atto. I medici continuavano a non rispettarla o non in maniera adeguata.

 

Il riflesso di Semmelweis

Dal medico ungherese deriva anche il modo di dire, il “riflesso di Semmelweis”, ovvero il comportamento di un comitato scientifico che – inizialmente – si dimostra ostile e rifiuta una nuova scoperta. Un comportamento di “riflesso”, appunto, senza una verifica sufficiente ed approfondita. Se una scoperta va contro le credenze più diffuse, per via di questo riflesso l’autore viene contrastato.

Dal 1894 la comunità capì che il medico dovesse essere rivalutato. Gli venne eretto un monumento tombale in quel di Budapest, mentre nel 1906 una statua, poi collocata davanti all’ospedale San Rocco. In seguito, la Clinica Ostetrica dell’Università venne intitolata a suo nome. La storia di Semmelweis è probabilmente una delle più grandi storie di pregiudizio di tutti i tempi, e ci volle Pasteur prima, e Lister poi, per dare lustro a quella semplice quanto incredibile scoperta che aveva fatto almeno una trentina di anni prima il medico ungherese.

Come lavarsi le mani correttamente

L’epidemia mondiale di Covid-19 ha riportato al centro della scena il gesto quotidiano e molto scontato del lavarsi le mani.

Con il Doodle di Google vengono mostrate con un’animazione i passaggi da effettuare. Ma come ci si lava le mani?

Vanno abbondantemente sciacquate sotto il rubinetto aperto poi vanno completamente coperte di detergente usando la giusta quantità di sapone liquido o avendo cura di insaponare tutta la superficie di entrambe le mani nel caso dell’utilizzo di un sapone allo stato solido.

Poi vanno strofinati i palmi con un movimento regolare e circolare. Quando saranno totalmente insaponati si porta il palmo della mano destra sopra la mano sinistra, sempre sfregando avanti e indietro e intrecciando ripetutamente le dita, l’operazione poi si ripete con la mano sinistra sul dorso della destra.

Ultimata l’operazione, sempre senza rimuovere il sapone, è la volta dei palmi, nuovamente da sfregare tra loro, ma intrecciando le dita.

Dopodichè, ruotando le mani quasi a pugno chiuso, è ancora la volta delle dita che sfregheranno con una certa energia tra di loro.

Particolare attenzione andrà poi riservata ai pollici che dovranno a turno essere sfregati avvolgendoli con il palmo della mano opposta.

Poi, per una minuziosa pulizia sotto le unghie, le dita dovranno essere raccolte e ruotate più volte sul palmo della mano opposta.

Al termine di questa operazione le mani vanno accuratamente sciacquate per rimuovere totalmente ogni residuo di sapone, aiutandosi sfregandole tra loro.

Non resta che asciugarle con un tovagliolo di carta e avere la piccola ma fondamentale accortezza di chiudere il rubinetto dell’acqua proprio reggendo il tovagliolino, in modo da non ricontaminarle.

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