Ho deciso di scommettere, anche se non ho mai amato farlo e poche volte me lo sono concesso, anche per gioco.

Ho deciso di scommettere su me stesso, una volta tanto, con in palio una posta che vale più di qualsiasi somma.

Con la voglia di credere in me, anche se sono quasi l’unico a farlo. Sulla possibilità di dimostrare – e voglio farlo – che al contrario di quanto si possa pensare le persone non nascono sconfitte o perdenti come se il loro destino fosse dovuto ad una malattia ereditaria.

Mi gioco tutto perché ho più di un desiderio da soddisfare e non soltanto mio, puntando su di me. Desideri che hanno braccia, gambe, occhi, bocca e nomi. Desideri che, a loro volta, sono il mio unico fine.

Sono consapevole dell’azzardo ma lo sono, altrettanto, riguardo le responsabilità che ne possano derivare.

Sono sgomento, ho il terrore ma dall’altra parte, a fare da contraltare, un sano e vivo entusiasmo. Le due componenti ancora non si pareggiano, si alternano. Cerco ogni spiraglio per essere rincuorato ed incoraggiato anche se, fino ad ora, i pertugi a cui mi sono avvicinato per trarre beneficio si sono rivelati nefasti.

Mi spavento, ma non mi arrendo. Non l’ho mai fatto fino ad ora e non vedo perché dovrei iniziare adesso, adesso che il gioco inizia davvero. Il baratro è sempre lì, ad un passo, con spinte da ogni direzione che cercano di farmi perdere l’equilibrio, precario, senza però riuscire ad offuscare la vista dell’obiettivo che ho in mente.

Nessun nascondiglio, nessun dito dietro cui nascondermi, qualcuno a cui chiedere consiglio ma nessuno da cui dipendere. Rendendo conto del mio operato, per la correttezza dei rapporti, ma sufficientemente libero di agire e consapevole soprattutto – come diceva Audrey Hepburn – che «se hai bisogno di una mano, la troverai alla fine del tuo braccio e mentre diventi più grande, ricorda che hai un’altra mano: la prima serve ad aiutare te stesso, la seconda serve ad aiutare gli altri.»

Così sia. Cadrò, sicuro. Mi rialzerò e cadrò ancora. Spero di riuscire a rimettermi sempre in piedi, gonfio, pesto, ma ancora in piedi. E che Dio mi protegga.

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