Alda Merini, la poetessa dei navigli, nacque oggi 85 anni fa, il 21 di marzo, nel giorno che tradizionalmente coincide con l’inizio della primavera e, nel 1991, la poetessa milanese scrisse alcuni versi dedicati alla celebrazione del “suo” giorno.
Nata da una famiglia di modeste condizioni economiche, Alda Merini si definì una bambina sensibile e malinconica, poco compresa dalla famiglia, quasi sempre solitaria ma capace di ottenere buoni risultati a scuola. All’età di 15 anni, grazie al critico Giacinto Spagnoletti, esordì con i primi scritti e la poetessa iniziò a conoscere e frequentare i più grandi scrittori e poeti dell’epoca tra cui Eugenio Montale e Salvatore Quasimodo.
Intorno agli anni sessanta iniziò il periodo più difficile e doloroso della sua vita: per quasi dieci anni alternò periodi di salute con altri di grave malattia mentale, dovuti – si pensa – ad un disturbo bipolare. Dal primo matrimonio ebbe quattro figlie e dopo la morte del marito, negli anni ’80 Alda Merini si trasferì a Taranto dove sposò Michele Perri, poeta ed ex medico che si prese cura di lei.
Sono nata il ventuno di primavera
Sono nata il ventuno a primavera
ma non sapevo che nascere folle,
aprire le zolle
potesse scatenar tempesta.
Così Proserpina lieve
vede piovere sulle erbe,
sui grossi frumenti gentili
e piange sempre la sera.
Forse è la sua preghiera.
Dopo un altro ricovero a Taranto, nel reparto psichiatrico, tornò a Milano e riprese a scrivere con maggior intensità fino al 2004, anno in cui venne nuovamente ricoverata per problemi di salute e in una condizione economica precaria. La poetessa si spense nel 2009 a causa di un tumore osseo e vicino all’ingresso della sua casa sui Navigli è stata apposta una targa per ricordarla: «Ad Alda Merini, nell’intimità dei misteri del mondo».
Quelle come me
Quelle come me regalano sogni, anche a costo di rimanerne prive.
Quelle come me donano l’anima,
perché un’anima da sola è come una goccia d’acqua nel deserto.
Quelle come me tendono la mano ed aiutano a rialzarsi,
pur correndo il rischio di cadere a loro volta.
Quelle come me guardano avanti,
anche se il cuore rimane sempre qualche passo indietro.
Quelle come me cercano un senso all’esistere e, quando lo trovano,
tentano d’insegnarlo a chi sta solo sopravvivendo.
Quelle come me quando amano, amano per sempre.
e quando smettono d’amare è solo perché
piccoli frammenti di essere giacciono inermi nelle mani della vita.
Quelle come me inseguono un sogno
quello di essere amate per ciò che sono
e non per ciò che si vorrebbe fossero.
Quelle come me girano il mondo alla ricerca di quei valori che, ormai,
sono caduti nel dimenticatoio dell’anima.
Quelle come me vorrebbero cambiare,
ma il farlo comporterebbe nascere di nuovo.
Quelle come me urlano in silenzio,
perché la loro voce non si confonda con le lacrime.
Quelle come me sono quelle cui tu riesci sempre a spezzare il cuore,
perché sai che ti lasceranno andare, senza chiederti nulla.
Quelle come me amano troppo, pur sapendo che, in cambio,
non riceveranno altro che briciole.
Quelle come me si cibano di quel poco e su di esso,
purtroppo, fondano la loro esistenza.
Quelle come me passano inosservate,
ma sono le uniche che ti ameranno davvero.
Quelle come me sono quelle che, nell’autunno della tua vita,
rimpiangerai per tutto ciò che avrebbero potuto darti
e che tu non hai voluto…