Immagina di indossare delle lenti a contatto in grado di avvisarti quando il livello di zucchero nel sangue sta diminuendo troppo oppure se uno degli organi del corpo non funziona come dovrebbe.
Sfruttando la potenza della tecnologia a transistor ultra-sottili, i ricercatori della Oregon State University stanno muovendo i passi per raggiungere questo risultato.
Il gruppo di ricerca guidato dal professor Gregory Herman ha sviluppato un biosensore trasparente che, aggiunto ad una lente a contatto, potrebbe essere utilizzato per rilevare variazioni delle condizioni di salute.
Attualmente il prototipo testato in laboratorio è in grado di rilevare solo i livelli di glucosio nel sangue ma in futuro il team ritiene di poter raggiungere il rilevamento di altri parametri comprese la variazione delle cellule che possono sviluppare il cancro.
Ci vorranno almeno ancora un paio d’anni prima che queste lenti a contatti possano essere vendute ma la tecnologia necessaria per sviluppare questo dispositivo diagnostico esiste già.
Quando ha avviato il progetto, il professor Herman cercava un modo per aiutare le persone affette da diabete che attualmente possono monitorare i livelli di glucosio nel sangue con piccoli prelievi sulla punta del dito o con elettrodi impiantati sotto la pelle. Questa soluzione in particolare però è dolorosa e può causare irritazioni e infezioni mentre le lenti a contatto costituirebbero una soluzione pratica, sicura e poco invasiva.
La realizzazione di questo innovativo prodotto è possibile sfruttando un semiconduttore IGZO (Indium Gallium Zinc Oxide), utilizzato anche in elettronica per televisori dalla massima risoluzione o smartphone e tablet.
I ricercatori hanno realizzato un biosensore trasparente IGZO e glucosio ossidasi, un enzima che scompone il glucosio. Quando il biosensore viene a contatto con il glucosio, l’enzima ossida la glicemia. Questo modifica il livello di pH innescando cambiamenti misurabili nella corrente elettrica che attraversa i transistor IGZO. Minuscole nanostrutture incorporate nel biosensore rilevano le concentrazioni di glucosio nelle lacrime.
Secondo Herman in un millimetro quadrato delle lenti a contatto possono essere incorporati oltre 2.500 sensori, ciascuno progettato per analizzare una diversa funzione corporea.
«In una lacrima – spiega Herman – si possono analizzare diverse informazioni riguardo la salute del corpo. Oltre al glucosio anche il lattato (malattie epatiche), dopamina (glaucoma), urea (funzioni renali) e proteine (tumori)».
Il prototipo per ora è in grado di riconoscere solo i livelli di glucosio nel sangue ma ci si aspetta che la tecnologia possa essere sfruttata per riconoscere altre sostanze del corpo.
Il sensore è ancora in fase di sviluppo e dev’essere ancora integrato nella lente a contatto, risultando molto simile alle lenti proposte da Google nel 2014 con la differenza nell’utilizzo dei materiali.
Dato che le lenti a contatto sono monouso, questo dispositivo deve costare il meno possibile per essere accessibile a più persone.