I genitori di Charlie Gard, il piccolo affetto da una gravissima malattia degenerativa, hanno annunciato di voler rinunciare alla loro battaglia legale per le cure del loro figlio.
Tempo fa, leggendo il libro di Baricco “Oceano mare“, che ti consiglio spassionatamente, mi ero soffermato su un dialogo, con due battute in particolare:
“Ogni tanto mi chiedo cosa mai stiamo aspettando.”
“Che sia troppo tardi, madame”.
Queste due battute, brevi, mi sono balzate alla mente non appena ho saputo che i genitori di Charlie Gard, il bimbo affetto dalla grave malattia degenerativa, si sono arresi.
Stremati, penso, dalla condizione fisica e psicologica e da una battaglia contro i mulini a vento, contro una burocrazia squalo che ha fatto di tutto, di tutto per uccidere Charlie.
Non mi vergogno a dirlo e non riesco a schierarmi dalla parte di quelli che parlano di accanimento terapeutico, di impossibilità di salvezza e dicono “meglio così“. No.
Nemmeno con un animale si arrivano a fare questi ragionamenti, se c’è amore, figuriamoci per un figlio.
Però arrivano quelli che mettono la scienza e la medicina prima dell’amore, quelli che mettono la burocrazia a servizio della scienza, prima di metterla a servizio dei genitori.
E che quando si accorgono che la parte amorevole del mondo, quella che propone per un ultimo, disperato tentativo, è tutta contro di loro allora ritrattano.
Forse si può fare ma dobbiamo pensarci. E da oggi sarebbero serviti ancora due giorni. Ancora. Perché? Per fare in modo che fosse tardi, davvero troppo tardi.
I genitori di Charlie Gard si sono arresi. Ora anche loro, gli ultimi baluardi di una battaglia impossibile. Così hanno confermato un vecchio pensiero di Orwell che recita “Il modo più veloce di finire una guerra è perderla“.
Sarà la prima volta che troveranno medici e giudici concordi e questi, sarebbero anche capaci di dar loro una pacca sulla spalla e commentare dicendo che fosse la scelta migliore. Per chi?
Al loro posto lascerei Charlie libero di volare tra gli angeli, unico posto dopo le braccia di papà e mamma, dove merita di stare. Non qui. Non così.
Non con queste persone, non in questa società, in questo mondo che vuol far prevalere la logica all’amore. Che impedisce ad un genitore di tentare di salvare il proprio figlio.
Però sulla lapide io lo scriverei. Charlie Gard, ucciso dalla burocrazia.