I centri estivi per i bambini degli asili comunali di Vigevano accettano solo bambini con entrambi i genitori che lavorano, altrimenti devono scegliere altre destinazioni.

Scegliere di mandare un figlio all’asilo è stata una delle decisioni migliori, per lui.

Impara  a convivere con bambini della stessa età e più grandi di lui e fare a meno, per mezza giornata, della mamma, del papà, dei fratelli, dei nonni o di parenti vari.

 

Il primo distacco da genitore si soffre un pochino, è normale. Ma vedendolo così tranquillo e felice ci si rilassa.

Passano i mesi, il bambino cresce, impara ad esprimersi quasi correttamente, si trasforma.

Il legame con il suo gruppo di compagni è sempre più forte tanto che, anche nei giorni di capricci perché vorrebbe fare altro, basta dirgli che i suoi amici lo aspettano perché cambi idea e si prepari in un lampo.

Arriva l’estate, gli asili comunali chiudono come chiuderanno le scuole ma saranno organizzati i centri estivi.

Quindi, anche nell’ipotesi che non si vada a trascorrere qualche giorno al mare, un bambino potrà godere della compagnia dei suoi amici per un ulteriore mese.

Anzi no. Non vale per tutti.

Non perché non vogliano andare. Sarebbero magari contenti di poter giocare ancora un po’ con i bimbi e le bimbe dell’asilo.

Non può andare. Perché entrambi i genitori devono essere lavoratori.

Che poi parlare di lavoratori, oggi come oggi, è una parola grossa. Comunque, se lavorasse solo uno dei due, questo toglie al bambino il diritto di poter partecipare ai centri estivi.

Posso capire che ci possa essere un problema di sovraffollamento (perché a quanto pare i bambini con entrambi i genitori che lavorano sono meno degli altri) ma l’asilo o meglio i centri estivi non sono per i genitori.

Perché privare un bambino della possibilità di giocare con gli altri bambini solo perché uno dei due genitori è a casa?

Che poi, quello che lavora tra i due, non è solo quello con la partita IVA o con il contratto. Chi sta a casa e si occupa di lavare, stirare, sistemare, pulire, fare la spesa, commissioni varie, cucinare non sta forse lavorando come o di più dell’altro genitore?

Essere disoccupato è una cosa, essere casalinga/o con la casa a cui pensare non significa oziare e quindi potersi prendere cura del bambino.

Ma indipendentemente da quello che possa fare chi sta a casa, negare i centri estivi è un dispetto che si compie nei confronti del bambino. Una sorta di discriminazione.

Come quella dei buoni pasto per cui Vigevano è diventata famosa in tutta Italia. Ora non so se quella situazione sia cambiata, ma con i centri estivi siamo quasi allo stesso livello.

Fortunatamente a tre, quattro e cinque anni non c’è ancora l’idea della differenza tra bambini. Si gioca con chi c’è e di chi non c’è quasi non si ricordano.

Il bambino escluso può anche non risentire alcun peso sulla scelta comunale. Però che preferiscano restare a casa piuttosto che stare insieme agli altri è tutto da vedere ed è una convinzione di comodo.

All’asilo si gioca, si impara, si sta insieme. Si cresce. Anche durante i centri estivi.

All’asilo e a scuola dovrebbe vigere l’uguaglianza e per i bambini spesso è così, tranne quando gli adulti insegnano o gli impongono il contrario.

Tu hai un genitore disoccupato e non puoi giocare con noi!“, l’insegnamento ideale per la società futura.

Che poi non si tratta di avere, come per la mensa, un sussidio o chiedere un servizio gratuito. Si vorrebbe solo dare ad un bambino gli stessi diritti che hanno gli altri.

La risposta, fino ad ora, a parte il secco rifiuto è stata “ci sono sempre gli asili privati“. Indipendentemente dal costo che spesso è molto elevato, anche mandare un bambino in un altro asilo non gli fa bene.

Sì, gioca. Ma non conosce nessuno, non ha amici o compagni e non conosce le maestre e allo stesso modo le maestre non conoscono lui. E anche quando imparasse a fare amicizie, dopo un mese sarebbe ancora a casa e alla riapertura, perderebbe i nuovi amici per tornare con i vecchi.

Insomma, un’instabilità che non giova a nessuno.

Non so se anche negli altri comuni funzioni così, a Vigevano sembra essere la prassi.

Io magari sbaglio però lo trovo profondamente ingiusto. Mi piacerebbe conoscere la vostra opinione.

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