Quando si trascorre una notte senza riuscire a prendere sonno si usa dire “notte in bianco”, ma da dove arriva il senso di questa frase?
A pensarci è brutto trascorrere una notte in bianco, soprattutto se il giorno dopo l’agenda è fitta di impegni, lavorativi o personali, che richiedono il massimo della forma o, quantomeno, un adeguato riposo.
Il significato originale della frase invece è tutt’altro che negativo ed ha a che fare con il periodo dei cavalieri medievali.
Prima di essere investiti a cavalieri, con una cerimonia solenne in cui un sacerdote benediceva le armi e ricordava gli obblighi di tale carica era necessaria una notte di purificazione, la notte in bianco.
La sera prima l’aspirante veniva vestito di bianco e doveva trascorrere tutta la notte a digiuno, in preghiera, riflettendo sull’onore del cavalierato e sulla storia di chi ha avuto l’onore di ricevere tale carica.
Nella nostra lingua la locuzione risale al 1952, anno in cui è stato pubblicato il romanzo “Il visconte dimezzato” di Italo Calvino in cui scrive «Adesso non voleva pensare, aveva passato la notte in bianco, aveva sonno».
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Anche la locuzione “notte bianca“, molto in voga negli ultimi anni per eventi a carattere cittadino o locale che durano tutta la notte o parte di essa, non è recente istituzione ma risale al 1905 come sinonimo di notte in bianco.
Naturalmente il suo significato attuale è ben diverso e distante da quello originale.