Nel 2010, sul mio blog personale che gestivo prima dell’attuale, scrivevo queste parole. Allora c’era stato un “semplice” allarme, bomba sulla Torre Eiffel, bomba in metropolitana. Oggi la realtà è tristemente diversa. La Torre svetta sempre fiera ma Parigi è in ginocchio.

Siamo come nel gioco degli scacchi, costantemente sotto la minaccia di finire immobili e inermi rispetto ad un avversario che non sapremo mai come agirà.
E questa nostra remissione non fa altro che rendere l’avversario più convinto dei propri mezzi e delle proprie possibilità, senza mai considerare che ci potrebbe essere una reazione.
Non ci sarà, ma ci potrebbe essere, il condizionale è puramente illusiorio.

Ecco che allora non siamo liberi di proibire, non siamo di credere, non siamo liberi di professare.
Non siamo liberi di schierarci per difendere i nostri patrimoni, che siano patria o la vita.
Mentre, da altre parte, possono bruciare bandiere, possono dar fuoco alle scuole, possono uccidere i preti, possono violentare, possono tagliare mani, distruggere monumenti.
Possono minacciare di aver messo una bomba sulla Torre Eiffel e nella stazione della metropolitana, seminando il panico dovunque. Sono liberi di ogni azione, senza temere di essere puniti.
Andando avanti così finiremo per diventare una colonia del mondo islamico oppure, peggio ancora, rischieremo di essere assorbiti come cultura. Finiremo per non esistere più e perdere ogni tradizione. Finiremo in ginocchio su un tappeto, per strada, a rivolgere delle preghiere verso un punto imprecisato convinti che sia giusto così.

Anche perché, al contrario, finiremmo sotto terra e con l’anima a raggiungere quel Dio che ogni giorno ci vogliono far pensare esista sempre un po’ di meno.
Abbiamo le mani legate da delle regole umane e divine che non ci consentono una reazione e una rappresaglia, che non ci permettono un’azione rapida e precisa. No. Noi non siamo così. Non siamo come loro anche se i nostri soldati sono schierati e armati nei loro territori, non sparano a caso sulla gente, non minacciano gli innocenti, non se la prendono con la gente comune.

Sono là perché credono in qualcosa che ci dicono assomigli alla parola “Libertà” ma che forse non è nemmeno parente. Tanti nostri soldati sono là e non sanno nemmeno perché sono là, a rischiare di farsi sparare ad ogni respiro che tirano.
Ma se laggiù sono in vigore le loro leggi e vogliono che gli ospiti le rispettino e vogliono essere liberi di poterle mettere in atto, perché noi non possiamo essere liberi di adottare le nostre leggi?
Perché dobbiamo adeguare il nostro stile di vita agli ospiti che abbiamo e non sono gli ospiti ad adeguarsi alle regole del paese in cui si trovano? Perché si ricordano che esiste una legge solo quando ci sono di mezzo i diritti e mai quando si parla di doveri? Chi sono loro per far tremare milioni di persone minacciando di distruggere i loro simboli?

Non ci sono dei perché, ma solo dei “Così”. E’ così, punto.
E noi restiamo fermi, sulla nostra casella bianca, sperando che l’avversario non si sia accorto di noi oppure sperando che non sia ancora il nostro turno. Oppure che alle parole non seguano dei fatti. Ma nel frattempo non ci accorgiamo che la nostra anima, il nostro pensieri, lentamente viene annullato. Annientato.

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