Nei giorni prima delle festività natalizie, quando parte del nostro paese è stata attraversata dal maltempo, oltre che di pioggia, nebbia e neve si è parlato anche di gelicidio che spesso viene confuso con brina, galaverna o calabrosa. Vediamo quali sono le differenze tra questi fenomeni invernali che si manifestano con le basse temperature.

Che cos’è il gelicidio?

Il gelicidio è provocato dalla pioggia o dalla pioviggine che, per via della sopraffusione, cadono a terra in forma liquida sebbene la temperatura dell’aria sia inferiore a 0 gradi trasformandosi in ghiaccio una volta a contatto con il terreno.

La precipitazione nevosa ad una quota elevata attraversa uno strato d’aria un cui la temperatura è più elevata (2/3°C), passaggio che trasforma la neve in pioggia. Le gocce arrivano nella zona del terreno in cui l’aria torna ad essere a temperature negative ma, pur essendo ad una temperatura inferiore a 0°C, restano in uno stato sopraffuso. Il congelamento avviene solo a contatto con qualsiasi superficie, che sia asfalto, rami o altro e formano uno strato di ghiaccio sottile, trasparente (perché privo di aria) e pericoloso.

Il gelicidio non dev’essere confuso con la brina la cui formazione avviene per la condensazione sulle superfici esterne quando queste, prive di ventilazione e con un’elevata umidità, perdono calore fino a raggiungere 0°C.

La galaverna invece è un fenomeno che si verifica sempre per via delle temperature inferiori a 0°C quando la nebbia o le piccole gocce d’acqua presenti nell’aria ghiacciano sulle superfici vegetali o sul terreno formando uno strato di ghiaccio molto fragile e bianco opaco per la presenza di aria.

Ancora differente è la calabrosa, ovvero quel fenomeno che si verifica in presenza di vento forte e forma intorno ai tralicci di metallo o rami e fusti di piante una specie di lame biancastre, irregolari che seguono la direzione del vento.

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