Barcelona – Paris Saint Germain… che partita, ragazzi! Che partita!
Per fortuna sono riuscito a trovare un’applicazione in grado di tenere impegnato Leonardo per quasi tutta la durata dell’incontro. Ogni tanto mi chiamava ma non mi ha distolto dalla visione di una partita che rimarrà nella storia del calcio, nel bene e nel male.
Partiamo dal bene. Dopo la scoppola presa in Francia nella gara di andata (4 a 0 per il PSG), tantissimi appassionati di calcio dicevano che il Barcelona, per quanto potesse impegnarsi non sarebbe mai riuscito a ribaltare il risultato.
Tranne Luis Enrique che, un po’ per dovere e un po’ per scaramanzia, aveva detto che avrebbero segnato 6 gol al ritorno.
Parlando con alcuni amici come spesso si fa nei bar, io e loro – da juventini – speravamo davvero che la sorte della squadra catalana fosse segnata ma io nutrivo parecchi dubbi.
La rimonta sarebbe stata quasi impensabile ma quando si tratta del Barcelona, non bisogna mai porre dei limiti. Per la squadra, per lo stadio, per il pubblico.
I limiti invece li ha avuti il PSG che, forte del risultato dell’andata, ieri sera (non) è sceso in campo, con la testa già ai quarti.
Probabilmente anche tra loro si dicevano «quando mai questi ci faranno quattro gol in 90 minuti? Cioè, potrebbe succedere ma dopo uno, due, tre ci chiudiamo in difesa e non li facciamo più passare».
Forse si sono detti questo, a parole. Nei fatti invece sono stati un colabrodo e le maglie blaugrana si infilavano dappertutto.
Oltretutto in una sera in cui la stella più luminosa del Barcelona in pratica non si è mai vista. La precisione non è stata il massimo ma la formazione di Luis Enrique ha avuto il merito di lottare su ogni pallone, recuperandolo in un attimo senza lasciare ai francesi il tempo di organizzarsi.
E hanno avuto il merito di crederci fino all’ultimo respiro, cessando la frenesia di gioco solo al triplice fischio finale.
Con l’ultima marcatura di Sergi Roberto che mi ha ricordato quella di Del Piero contro la Fiorentina nel lontano 1994 che spianò la strada per la vittoria dello scudetto della Juventus.
Ecco, proprio l’autore del triplice fischio, l’arbitro tedesco Deniz Aytekin, fa parte del male di questa storica impresa.
Barcelona, impresa sì ma con l’aiuto
Per quanto il Barcelona, per l’impegno, per la grinta, per la voglia, meritasse di approdare ai quarti di finale di Champions League un grande, grandissimo aiuto è arrivato dal direttore di gara.
Perché è vero che il PSG si è smarrito come spesso accade quando gioca nel torneo che più conta ma se l’arbitro non avesse fischiato il secondo rigore, parleremmo di tutt’altro.
Bravo Verratti ad ammettere le colpe della squadra, scagionando in parte l’operato dell’arbitro. Però senza quel fischio parleremmo di coraggio, di eroi sul campo, di impresa sfiorata ma sarebbero stati i francesi a fare festa.
Da ex arbitro e di misere categorie, quando guardo una partita, oltre al gioco cerco anche di seguire l’operato dei direttori di gara che hanno avuto successo e, salvo alcuni casi, difendo il loro operato e le loro decisioni proprio perché sono consapevole della difficoltà nell’arbitrare una partita.
Bè, devo dire che il fallo fischiato a favore di Suarez è stato molto, molto generoso.
L’ex arbitro di serie A Cesari, alla moviola di Sport Mediaset, ha notato il tocco del difensore francese sul polpaccio dell’attaccante uruguaiano ed è d’accordo sul rigore. Ma forse quel tocco l’hanno visto solo lui ed Aytekin.
Nemmeno Suarez che solo per la vicinanza del difensore si è lasciato cadere in area come se fosse stato affossato da una mandria di elefanti. Agli occhi di tutti la simulazione è sembrata lampante, lasciando perdere i commenti sulla nota sportività del giocatore.
Poi, insomma, al 90esimo minuto di una partita come quella, con il risultato fermo sul 4 a 1 per gli spagnoli e con 3/4 minuti ancora da giocare il fischietto per un rigore quantomeno dovrebbe pesare almeno 10 tonnellate e costringere l’arbitro ad una fatica immane per decretare il rigore.
Non è questione di personalità, il fatto è che dovrebbe essere un rigore certo al 100% e non un semplice dubbio.
Questo toglie un po’ di brillantezza alla vittoria del Barcelona che, comunque rimane fantastica e si racconterà per gli anni a venire.
Ma se, come sarebbe dovuto essere, quel rigore non fosse stato fischiato, la storia non sarebbe stata riscritta.
La sensazione che mi è rimasta, a mente fredda, è che il Barcelona con il seguito di tifosi che ha nel mondo, con gli interessi economici che muove dovesse riuscire a qualificarsi, in un modo o nell’altro.