Poco prima di casa mia il Naviglio si divide in due rami, Naviglio dietro e Naviglietto davanti. Il Naviglietto scorre parallelo alla via in cui abito e poi si nasconde sotto le strade per sbucare dall’altra parte della città.

Le condizioni in cui versa sono pietose, vicino alla grata c’è da tempo una discarica a cielo aperto tra rifiuti di ogni genere, carcasse di animali e altro che emanano un fetore allucinante.

Però l’acqua è viva, ci sono piante e pesci nonostante tutta questa incuria e i pesci stanno diventando sempre più grandi ed infestanti, tra siluri e lucioperca che fanno razzia di ogni altra specie ittica presente. In questo periodo dell’anno però non sono ancora molto attivi e qualche altra specie riesce a sopravvivere.

Avendo il cortile che si affaccia sul Naviglietto, mio figlio ogni tanto si ferma a guardare i pesci che nuotato vicini al pelo dell’acqua e, spinto dalla curiosità, comincia a farmi qualche domanda «Cos’è?», «Come si chiama?», «Di che colore è?» e così via.

Sabato, prima che arrivasse da me, ho pensato di soddisfare questa sua curiosità provando a pescarne un paio così da poterglieli mostrare prima di ributtarli in acqua. Una pesca innocua di una mezz’ora solo per averne qualcuno da fargli vedere più da vicino.

Con la canna fissa, una montatura leggera, l’amo senza ardiglione ed una manciata di cagnotti, riempio un secchio bianco abbastanza grosso con l’acqua del Naviglio, così che i pesci non soffrano per il cambio d’acqua e mi metto in attività.

Riesco a catturare un paio di alborelle, un barbo ed una scardola ma, quest’ultima, ha la pancia piena di uova e la rilascio immediatamente.

Mi sposto più avanti e riprovo, ma qui arriva il bello. Entra nella via un uomo su uno scooter blu con un passeggero/a dietro. Si ferma vicino a me e, senza alcuna cortesia, domanda «Sai che per pescare qui ci vuole la licenza?».

Lo guardo e rispondo sì. Continua «E tu ce l’hai?». Rispondo ancora sì.

Avanza e raggiunge il mio secchio, guardando dentro. Io sono rimasto ad una trentina di metri di distanza e continuo a pescare. Lui scende dallo scooter che viene mantenuto in piedi dal passeggero e gridando «Ieri era la Giornata mondiale della Terra! Non si tirano fuori i pesci dall’acqua!» solleva il secchio e lo butta in acqua.

Non ha buttato i pesci, ha buttato il secchio di plastica. Che con l’acqua all’interno si è piegato su un fianco, ne ha ricevuta altra e si è inabissato, seguendo poi la corrente. Forse voleva essere sicuro che, buttando il secchio, non potessi più pescare altri pesci. Faccio il tentativo di appoggiare a terra la canna ma questo “coraggioso difensore dell’ambiente” risale sullo scooter e se ne va.

Un pesce da far vedere al bambino sono riuscito a tenerlo ugualmente ma il gesto è stato davvero deplorevole. Nei miei confronti e nei confronti dell’ambiente che questo individuo dichiarava di voler salvaguardare.

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