Grazie al prezioso regalo di un mio altrettanto prezioso amico, ho voluto provare sul mio Kindle Paperwhite il servizio Kindle Unlimited di Amazon che permette, con 9,99 euro al mese di scaricare e leggere fino a 10 libri sul proprio dispositivo Kindle o attraverso l’applicazione per tablet, smartphone e computer.

Il primo titolo che ho voluto leggere è stato “Altre stelle uruguayane“, romanzo di Stefano Marelli. Attratto dal titolo, un po’ dalla copertina del libro e dalla sinossi, mi sono immerso nella lettura del romanzo.

Sauro, ex turista, sopravvive in Sudamerica grazie a un lavoro che mai gli consentirà di tornarsene a casa. In un villaggio amazzonico conosce il Brujo, un vecchio barbone che gli racconta la sua avventurosa storia. Sotto quei panni puzzolenti si cela Nesto Bordesante, un uruguagio che, trascorsa l’infanzia in orfanotrofio e l’adolescenza nella pampa, diventa calciatore. Grazie al cognome italiano rubato al suo migliore amico, viene ingaggiato dalla squadra voluta da Mussolini e diventa uno strumento di propaganda del regime. Dopo il ribaltone, a causa dei trascorsi fascisti, mondo del pallone e società civile lo mettono al bando. Riparte da zero e, alla guida di una squadretta di periferia, sa conquistare l’ambiente che lo aveva ripudiato. Ma il gioco d’azzardo e una morale discutibile lo mettono nei guai: c’è una taglia sulla sua testa. Coi sicari ormai alle calcagna, Nesto approfitta di un capriccio del destino e si mette in salvo. Tutti lo credono morto. Ma lui, nell’ombra, s’inventa una nuova vita.

Non posso dire che il libro sia brutto anche se pieno di luoghi comuni. Con una cornice che sarebbe potuta essere incantevole, un titolo da sognatori, una storia dalle potenzialità infinite, questo libro mi ha dato la sensazione – per restare in ambito calcistico – di un’azione ben strutturata da una squadra con ottime individualità ma una conclusione che colpisce clamorosamente la traversa, rimbalza a terra ampiamente entro la linea di porta.

Un tiro che fa saltare dai seggiolini, fa gridare al gol ma che, rivisto alla moviola, si vede chiaramente che il pallone non è entrato. “Altre stelle uruguayane” avrebbe potuto essere un gran bel romanzo, una bella storia di calcio, uno sfondo triste e drammatico, personaggio interessante (il brujo) nonostante la mancanza di spiegazioni dettagliate su come si siano saldati i rapporti tra loro, ma tutto lasciato inespresso.

Lo scambio di persona e la storia di Nesto Bordesante (che in realtà è Picassent) ha tante luci quante ombre, forte, non lascia che le avversità ne sovrastino il carattere, vive la tristezza, la fama, il successo, gli eccessi fino a ripiombare nel nulla, senza mezze misure. Il destino, facendogli incontrare Sauro, gli riserva l’ultima partita da giocare, quella in cui dare tutto di sé per migliorare le sorti della propria vita e dei suoi amici (Sauro e Martina).

Lo stile che Marelli ha adottato per la scrittura è fresco e leggero, spesso rinforzato dal turpiloquio che si può sopportare anche se non se ne sentiva il bisogno. I temi potevano trovare un maggiore respiro e sarebbero stati tutti interessanti ma vengono lasciati in sospeso, con l’urlo del gol strozzato sul nascere.

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